Gli stampatori Vincenzo e Giacomo Antoine
La vicenda del libraio e stampatore Vincenzo Antoine e del figlio Giacomo, è un caso significativo per comprendere come questioni politiche, economiche, sociali influenzino e siano influenzate, a volte anche in modo contraddittorio, dalla circolazione dei libri e della cultura tra fine ‘700 e primi ‘800. Vincenzo Antoine inizia la sua attività di libraio e poi di editore quando Bergamo è terra di confine dell’ormai declinante Repubblica di Venezia. I contatti con i Grigioni, facilitati da ragioni geografiche, consentono un facile ingresso delle idee rivoluzionarie e illuministe d’oltralpe, veicolate anche attraverso il commercio di libri proibiti dalla censura veneta. Antoine, per convinzioni politiche e per ragioni commerciali, asseconda la produzione e la diffusione di stampa politica, soprattutto negli anni cruciali dell’avventura rivoluzionaria francese in Italia. Per sostenere la sua attività, Antoine è attento anche alle raffinate esigenze del ristretto pubblico di studiosi che scrivono, acquistano e leggono opere di carattere storico ed erudito, improntate alla più recente tradizione illuminista. Il controllo della Chiesa sulla formazione religiosa favorisce il proliferare di catechismi e libri di devozione. L’avvento del governo austriaco dopo la Restaurazione e la riforma dell’istruzione, offrono a Giacomo Antoine l’occasione per realizzare libri scolastici e, in particolare, di geografia.